martedì 18 ottobre 2016

STORIE DI UOMINI ED EROI DI CASA NOSTRA, IL LAPIDARIO DI PALAZZO ESTENSE - VARESE

Il lapidario di Palazzo Estense è storia viva di un territorio e suo particolare legame con le vicende italiane.
Le lapidi presenti nel porticato del palazzo sono dedicate a cittadini illustri per il loro contributo alla storia del Risorgimento, della Liberazione e all'edificazione della Repubblica democratica.
Una galleria di artisti non sempre noti, di coraggiosi sacerdoti e dimenticate vicende storiche che riguardano il varesotto.
Fra i grandi uomini e gli eroi che sono ricordati nel “pantheon” cittadino.
spicca il monumento ai caduti per l’Italia nel 1848, 1860 e 1866 la cui realizzazione fu affidata allo scultore Luigi Gerli che abitava al Sacro Monte.
All’ingegnere Enea Torelli, ricordato da una lapide del 1925, si deve invece il progetto di costruire una ferrovia sul tracciato Varese-Robarello-Campo dei Fiori, mentre un’altra storia interessante è quella del prevosto Benedetto Crespi, teologo domenicano morto il 12 agosto 1858 che per oltre quattro decenni resse la basilica di San Vittore a Varese, distinguendosi per lo spirito di carità a favore dei poveri e dei mendicanti. La popolazione gli era molto affezionata e il sindaco Carlo Carcano volle ricordarlo con un monumento funebre che ebbe la sorte di subire numerosi trasferimenti: pensato per il cimitero, fu collocato nella basilica di San Vittore, poi di nuovo al camposanto e infine nel portico del municipio.
Dal veneziano Vincenzo Dandolo che investì una fortuna nell’acquisto di terreni e case sui colli di Varese al sindaco Carlo Carcano che nominò Garibaldi “cittadino onorario”, dal giornalista mazziniano Giuseppe Bolchini a Giacomo Limido che trasformò Villa Morosini nel Grand Hotel Excelsior nel 1874, il libro ricostruisce la vita e le opere di personaggi che rappresentano “l’orgoglio civico della città”.
Un'altro marmo ricorda Giuseppe Ossola, nato a Lissago (Varese) il 12 ottobre 1901 e deceduto a Roma il 5 marzo 1989. Giovane militante socialista, nel 1924 passò ai comunisti con il gruppo dei "terzinternazionalisti". S'impegnò contro il fascismo sino a che, nel 1926, fu arrestato e condannato a due anni di reclusione. Appena scarcerato, Giuseppe Ossola fu deferito al Tribunale speciale per la difesa dello Stato, che gli inflisse altri cinque anni di carcere. Scontata per intero la pena, il giovane operaio riacquistò la libertà nel 1933 e, per sottrarsi ad altre prevedibili persecuzioni, espatriò in Francia clandestinamente.
"ADDI 12 FEBBRAIO 1882
IL CAV. CESARE VERATTI
A GENEROSE CONDIZIONI TRASMETTEVA AL COMUNE
QUESTO PALAZZO GIÀ CORTE DI FRANCESCO III D'ESTE
SIGNORE DI VARESE
A PERENNE RICORDO
PER DELIBERAZIONE 22 MARZO 1882
DEL CONSIGLIO COMUNALE"
Abbiamo poi Felice Orrigoni, patriota, nato a Varese il 9 dicembre 1817, morto a Milano il 16 ottobre 1865. Giovanissimo si recò in America dandosi alla carriera marinaresca; colà si incontrò con Garibaldi col quale strinse intima amicizia. Nel 1843 fu a Milano per poco tempo; nel 1845, a Londra, conobbe Mazzini. Nel 1848 era di nuovo in America; il 15 aprile salpò con Garibaldi da Montevideo per l'Italia. Nel 1849 accompagnò a Roma Anita Garibaldi, e a Roma fece parte dello Stato maggiore del generale. Partecipò poi alla spedizione dei Mille; e fu capitano del Franklin, su cui Garibaldi passò dalla Sicilia in Calabria. Dopo l'unificazione, nel 1861, entrò nella marina sarda. Discendeva da antica e n0bile famiglia lombarda.
Un altro marmo ci ricorda Antonio Gorini: Varese, 23 novembre 1896 – Nervesa della Battaglia, 15 giugno 1918; All'età di undici anni si iscrive al Ginnasio inferiore presso il Liceo Ginnasio Alessandro Volta di Como, città ove si trasferisce per gli studi.
Ottenuto il diploma, si iscrive alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Pavia, che frequenta con profitto per il primo anno di corso. Scoppiata la guerra, fa subito domanda per seguire il Corso Allievi Ufficiali all'Accademia di Torino, da cui pochi mesi dopo esce sottotenente di Artiglieria.
Il 15 giugno, iniziato l'attacco da parte dell'esercito austro-ungarico, la sezione obici del tenente Gorini viene fatta oggetto di un nutrito fuoco di controbatteria, che causa ingenti danni ai pezzi. L'ufficiale, tuttavia, riesce a rimettere in funzione uno dei due obici, e ordina ai propri uomini di riprendere il fuoco.
Nel corso della giornata, però, gli attaccanti riescono a raggiungere le posizioni occupate dalla sezione del ten. Gorini, e sferrano un violento assalto all’arma bianca. Il giovane ufficiale, pur di non abbandonare i propri pezzi, resiste fino allo stremo, rimanendo ucciso nel combattimento.
Alla sua memoria viene concessa la Medaglia d’Argento al Valor Militare, poi commutata in Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Abbiamo poi il marmo dedicato a Giuseppe "Claudio " Macchi, Nato a Varese il 9 marzo 1921, deceduto sul Monte Ceneri (Lugano) il 15 febbraio 1998. Attivo antifascista, durante il ventennio fu perseguitato dalle autorità del regime. Dopo l'armistizio Macchi, col nome di battaglia di "Claudio", accorse nelle file della Resistenza varesina. Nominato comandante della 121a Brigata Garibaldi "Walter Marcobi" e dei GAP di Varese, organizzò numerose azioni di guerriglia contro i nazifascisti, spesso partecipandovi personalmente.
Per finire abbiamo il marmo dedicato a Calogero Marrone (Favara, 12 maggio 1889 – Dachau, 15 febbraio 1945); fu Capo dell'Ufficio Anagrafe del Comune di Varese, durante il periodo fascista e l'occupazione nazista, rilasciò centinaia di documenti di identità falsi a ebrei e anti-fascisti permettendo loro di salvarsi dalle persecuzioni. Scoperto a causa di una segnalazione anonima venne imprigionato e morì nel campo di concentramento di Dachau. Per quanto ha fatto è stato insignito del titolo di "Giusto tra le Nazioni".
Per approfondire e conoscere a chi sono dedicate le altre lapide:
http://www.varesecultura.it/…/p…/LapidarioPalazzoEstense.pdf
Ossola

Vincenzo Dandolo

Calogero Marrone


                                Ritratto del Prevosto Benedetto Crespi



Capitano "Claudio" Macchi