LEGGENDE DELLE NOSTRE TERRE

LA DONNA DEL LAGO DI VARESE

II lago di Varese, nome attuale dell'antico “Lago di Guirà”, è stato abitato ininterrottamente a partire dalla preistoria. Sulle sue rive si sono registrati alcuni fenomeni paranormali, tra di essi vi è una storia che parla di una figura femminile sopranaturale, specie di sirena, che abiterebbe il fondo lacustre e governerebbe il mondo subacqueo.
Questo essere è attratto da giovanissimi maschi di cui provocherebbe la morte per annegamento in modo da possederne l'anima attraverso la quale rinnoverebbe il suo magico potere sulle acque.
Di questa "Signora del lago" (la chiamo così dato che i protagonisti ne parlano sempre come della "Signora" dandole involontariamente una connotazione sacrale) vi sono otto casi registrati tra il 1946 e il 1961 tutti con le medesime modalità ed uguali visioni. I luoghi sono sempre la prima e la seconda punta. I protagonisti evitarono di parlarne se non da adulti.
Da un racconto: "Avevo 7 anni ed ero andato a fare il bagno coi miei genitori, mentre essi chiacchieravano sulla riva, io giocavo nell'acqua bassa. Faceva molto caldo ed era quasi il tramonto, d'un tratto un ombra fra le pietre del fondale colpì la mia fantasia.
Mi avvicinai credendo fosse un pesce strano: sembrava un volto umano; si allontanò verso il largo e, incuriosito, lo seguii senza badare al fatto che stavo allontanandomi nell'acqua alta. Quando avevo l'acqua al petto vidi distintamente un volto bellissimo di donna che mi sorrideva da sotto il pelo dell'acqua più o meno a un metro di distanza da me, lunghi capelli scuri ne avviluppavano il corpo che scompariva nell'acqua scura. Feci per toccarla e in un attimo mi sentii afferrare per i piedi e trascinare sott'acqua. Ricordo che rimasi lucido e vidi enormi pesci che mi sfioravano mentre la donna mi circondava con le sue braccia stringendomi e trascinandomi sul fondo. Svenni. Mi risvegliai a riva circondato da gente spaventata, mentre mi rianimavano. Ero salvo".

(Racconto tratto da “FANTASMI NOSTRI – nel varesotto, verbano, ossola, ticino” di Roberto Corbella)




















I MISTERIOSI MUSICISTI DEL SACRO MONTE (VA)
Narra un'antica leggenda che in tempi lontanissimi, sul Sacro Monte di Varese, quando era ancora un'aspra località popolata da eremiti, vennero innalzate delle enormi croci, quasi a volere fissare la sacralità del luogo. Al posto di queste croci sarebbero successivamente sorti edifici di culto e comunque, come testimoniano le Tre Croci nell'omonima località e quella che si trova alla XIII cappella, se ne lasciò sopravvivere il ricordo. La leggenda si arricchisce poi di un particolare misterioso: mentre, con un grande fervore di popolo veniva collocata la croce che oggi si trova alla XIII cappella, dal nulla comparve una eletta schiera di musici che accompagnarono l'intera funzione con canti e inni di straordinaria bellezza. Nessuno li aveva mai visti e poiché al termine della funzione tornarono a scomparire d'incanto, si è sempre creduto che quei musici fossero angeli inviati dal buon Dio.
Leggende a parte, per molti secoli incontriamo precise testimonianze dell'amore che la terra varesina ha portato alla musica e alle sue mille espressioni.







LE MONACHE SENZA VOLTO - MONASTERO DI TORBA (VA)



Su una parete del Monastero di Torba è raffigurato un gruppo di otto monache. Tre di loro sono senza volto.
Si narra che mentre veniva realizzato l'affresco, tre monache si allontanassero per motivi ignoti dal monastero. I loro ritratti furono così lasciati incompleti, l'ovale del viso vuoto, nell'attesa eventuale di completarli con l'inserimento delle fattezze di nuove monache. Cosa che mai accadde, perchè per il monastero fu abbandonato.
Le tre monache "senza identità" morirono nel corso degli anni e dato che non era stato completato l'affresco con la loro immagine, si dice che i loro spiriti stiano ancora oggi vagando per i campi di Torba nel tentativo di rientrare nel dipinto.
Il giorno in cui ci riusciranno, avranno un'identità e potranno finalmente accedere al Paradiso.
In realtà non siamo nemmeno certi che le monache senza volto siano davvero tre. Potrebbero essere state addirittura sei. A causa del pessimo stato di conservazione dell’affresco, infatti, ampie parti dell’intonaco sono state perse per sempre. Le uniche monache di cui ci sono giunti i lineamenti del viso sono le ultime due a destra. Le tre rimanenti monache rimarranno per sempre un mistero.
Ci sono ancora un paio di particolari sconcertanti. Il primo, facilmente osservabile, è la strana gestualità delle mani delle otto monache. E’ possibile che sia un atteggiamento normale da parte di monache intente a recitare un rosario. Ma è anche possibile che vi sia un messaggio segreto dietro a quei gesti, messaggio che oggi non siamo più in grado di decifrare. Forse è la spiegazione di tutto.
Il secondo particolare richiede un’osservazione più attenta: esattamente al di sopra del volto della seconda monaca (la seconda da sinistra) appare una figura semi-trasparente. Ne si scorge solamente la metà superiore del volto, come se si nascondesse dietro le spalle della monaca. Chi è? Cosa significa? Perché quegli occhi mefistofelici? Il mistero resiste




I FANTASMI DI VILLA BORGHI - BIANDRONNO (VA)
Siamo nei primi anni dell’800, i protagonisti sono Luigi Borghi e la sua consorte, l’inglese Margaret Doyle, le cui anime inquiete continuerebbero ad abitare oggi le stanze della residenza biandronnese che domina l’antico borgo.
Luigi, rampollo borghese, fu inviato a Manchester per studiare il funzionamento delle macchine a vapore.
Qui conosce Margaret che sposerà una volta ritornati al paese. La famiglia commissiona al famoso architetto Bianchi la costruzione di Villa Borghi e, subito dopo, è abitata dai novelli sposi. Dall’amore si passerà ben presto all’odio in un vortice d’incomprensioni e gelosie che inghiottiranno i due giovani. Luigi è sempre lontano e Margaret fa lunghe passeggiate a cavallo accompagnata da un giovane stalliere. In paese cominciano a circolare insinuazioni sui presunti tradimenti di Margaret alle quali Luigi crederà segregando la sposa all’ultimo piano della villa. La dama passerà anni chiusa in quelle stanze quando, un giorno, al posto che dirigersi verso la ferrovia e partire alla volta dell’Inghilterra, si getta nelle acque gelide del lago. Il suo corpo non sarà mai trovato. Dopo alcuni anni, Luigi consumato dal rimorso si ucciderà con un colpo di fucile. Secondo la storia tramandata e raccontata da Carcano, ancora oggi, l’anima tormentata di Luigi Borghi appare come uno spettro che si affaccia alla finestra dell’ultimo piano della villa aspettando, forse consumato dalla gelosia eterna specchio dell’amore altrettanto eterno, la propria amata. Una presenza scorgibile dal giardino sottostante.
La stessa Margaret, poi, nelle mattine di inverno, sembra ergersi dalle acqua davanti alla punta del promontorio, oltre la spiaggia biandronnese. Le onde dell’alba e l’incresparsi del lago portano il suo nome e, la sua figura sembra muoversi nella prima luce del giorno, camminando verso la villa. I due sposi sarebbero condannati a non incontrarsi nemmeno da fantasmi; l’uno la notte, l’altra il giorno, avvicinandosi solo al sorgere e al tramontare del sole.

Nessun commento:

Posta un commento