martedì 7 giugno 2016

L'OTTOBRE DI SANGUE VARESINO

I primi giorni di quell’ottobre del 1944 furono tristemente ribattezzati “Ottobre di sangue Varesino” e rappresentarono uno dei periodi più difficili della Resistenza partigiana varesina.
In quei giorni, furono catturati, torturati e assassinati decine di partigiani varesini, tra questi Walter Marcobi, comandante della 121ma brigata Garibaldi, eroico partigiano, figura simbolo della lotta contro i nazifascisti a Varese, dimostrò coraggio, grande desiderio di libertà e giustizia, tanto da rimetterci la vita. Un altro eroico partigiano assassinato il 5 Ottobre 1944 fu Renè Vanetti, comandante della 148 ma brigata Giacomo Matteotti, famose le sue parole “si deve a volte morire per sostenere la propria idea”. Furono assassinati in Ottobre anche i giovani Copelli, Trentini e Ghiringhelli. Catturati il 7 ottobre 1944 alla Gera di Voldomino, furono fucilati sul prato davanti alle Bettole dopo che i fascisti avevano già fucilato quattro loro compagni sul luogo della cattura e altri cinque a Brissago Valtravaglia. I tre giovani martiri furono portati a Varese affinché i loro corpi fossero lasciati per terra, sotto una pioggia battente e rappresentassero una lezione per quella Varese schierata con la Resistenza.
Tratto da uno scritto di Franco Pedroletti:
"Verso l’imbrunire transitavo in quel delle Bettole sulla strada del ritorno a casa dopo un “contatto” con compagni della resistenza. Sul piazzale dell’Ippodromo notai un movimento di militi fascisti. Prudentemente mi avvicinai. In mezzo a loro scorsi tre uomini succintamente vestiti nonostante i primi rigori di freddo autunno: semplice camicia, pantaloni corti, niente calze né scarpe. Erano tre partigiani che – poi
seppi – sorpresi nel sonno nel loro rifugio di VOLDOMINO furono tradotti a Varese per dare “una lezione d’esempio” a quanti altri avessero osato opporsi al regime fascista.
Un Sacerdote, evidentemente intuendo ciò che stava per accadere,
affannosamente si avvicinò al gruppo. Era don Giuseppe Tornatore, un sacerdote che molto fece per Varese, il sacerdote discuteva con il comandante del plotone fascista, ma ne capii il seguito: intendeva assistere i tre negli ultimi momenti della loro vita.
A quanto apparve, ne ottenne il benestare perché, mentre i tre venivano legati con le mani dietro la schiena, il sacerdote, per alcuni minuti, parlò loro. Furono lunghi, eterni, terribili minuti.
Il plotone di esecuzione era già schierato ed i mitra puntati, quando il comandante si avvicinò ai quattro con lo scopo di allontanare il sacerdote restio a lasciare alla morte quei tre poveri giovani.
Il sacerdote si allontanò di qualche metro benedicendoli, ancora parlando con l’intenzione di profondere loro coraggio. Il plotone di esecuzione era composto da una dozzina di militi in divisa mimetica. Udii scattare secchi ordini di comando, poi una terribile scarica di colpi si abbatté sui tre che caddero a terra inumidendo l’erba di sangue.
Istintivamente chinai la testa e, portando le mani agli occhi, tremando, mormorai una preghiera. Istintivamente chinai la testa e, portando
le mani agli occhi, tremando, mormorai una preghiera. Rialzando la testa rividi il sacerdote che vagava fra i poveri corpi nuovamente
benedicendoli uno per uno. Il plotone di esecuzione si riunì agli altri uomini poi, a passo di marcia, cantando."

Due giovani partigiani fucilati

cattura dei partigiani


I corpi di Evaristo Trentini (anni 18), Elvio Copelli (anni 20), Luigi Ghiringhelli (anni 24)
abbandonati nei pressi dell’Ippodromo di Varese dopo essere stati trucidati.

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