domenica 25 settembre 2016

L'ULTIMO SALUTO AUSTRIACO AL CAMPANILE DI SAN VITTORE (VA)


"30 MAGGIO 1859
SALUTO DI TIRANNIDE STRANIERA"
Così recita la lapide accanto a una palla di cannone confitta da 152 anni nel muro della chiesa.
Il 30 maggio 1859 infatti, il felmaresciallo Karl Urban, (comandante del contingente austriaco) prima di lasciare definitivamente Varese fece bombardare la città e la memoria di tale bombardamento è a tutt’oggi rappresentata: da 26 sbrecciature sul lato ovest del campanile del Bernascone e da tre palle di cannone infisse nel muro della basilica di S.Vittore.
Di fianco alla Basilica la Torre Campanaria, detta anche “del Bernascone”, che si alza maestosamente di fianco alla Basilica di San Vittore. Con i suoi quasi ottanta metri di altezza, e la base quadrata di metri 10,85 per lato, la Torre è un notevole monumento architettonico, testimonianza esemplare del tardo manierismo imposto nella diocesi milanese dai Borromei.
Il Iato esterno del Campanile verso il sud, conserva le tracce di molte palle di cannone: sono quelle fatte sparar dal generale austriaco Urban, nel 1859, per “punire” la Torre di aver suonato a festa i suoi bronzi, quando in Varese entravano, vittoriosi e liberatori, i Garibaldini. In quei giorni maggio in cui i Cacciatori delle Alpi e la popolazione di Varese si opposero alle truppe e ai cannoni austriaci del feldmaresciallo Karl von Urban.
Il popolo varesino si mosse compatto, basti pensare alle monache di clausura del Sacro Monte, le romite ambrosiane, che accolsero i varesini in fuga dai bombardamenti austriaci e cucinarono per loro». Il tenente maresciallo von Urban, rientrato in città dopo il primo scontro, chiese alla città il pagamento di una forte somma per riscattare il tradimento: i varesini – patrioti e non proprio prodighi – si rifiutarono e il buon austriaco – che già aveva soffocato nel sangue il ’48 ungherese – fece spararecon i cannoni sulla città. «Sparavano da Bosto sul centro, come avevano sparato su Biumo durante la battaglia.
Il ricordo di quel bombardamento ha lasciato tracce che si vedono ancor oggi: i buchi e le pietre scalfite del campanile di San Vittore e le palle di ferro ancora all’interno dei muri del tiburio (la cupola sopra la basilica). Qui c’è una lapide, riscoperta di recente, che ricorda il "saluto della tirannide straniera", gli austriaci che da grandi riformatori illuminati si erano trasformati in oppressori agli occhi degli abitanti della penisola.




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