giovedì 26 maggio 2016

VILLAGGIO ALPINO DI BOAREZZO (VA) foto contemporanee di Gualtiero Monti - foto d'archivio www.valganna.info/

Il Villaggio del TCI è un luogo ameno, immerso nel folto del bosco. La costruzione iniziale risale circa al 1920 e si è sviluppata nel tempo con l’aggiunta di vari corpi abitativi, i cui costi di costruzione e gestione erano coperti da lasciti di benefattori, soprattutto perché lo scopo era quello di ospitare gli orfani della guerra. Una lapide apposta sul montante di destra del portale d’ingresso riconduce a questo intento; l’iscrizione è stata cancellata, ma se ne può ricostruire il contenuto, seppur limitatamente ad una parte. Dove possibile, vi si legge:

LA PATRIA MADRE QUI’ ACCOGLIE
LE FANCIULLEZZE CHE SOFFRONO
PERCHE’ NATURA LE TEMPRI
AI FINI DELLA VITA IMMORTALI.

In seguito la gestione fu affidata al Touring Club Italiano, che ne ha fatto un Villaggio Alpino.
Il Villaggio nasce alla fine della Prima Guerra Mondiale, come sostentamento ai fanciulli gracili e poveri, orfani di guerra o figli di combattenti. I bambini trascorrevano al villaggio a turno uno o più mesi ciascuno. Per loro era un'occasione per stare bene, potevano giocare immersi nel verde, andare con lo slittino quando nevicava, stare con gli altri bambini. Inoltre il villaggio era in un certo senso autonomo: all'interno c'era una chiesetta e un piccolo ospedale. C'era tutto il necessario per poter ospitare i bambini anche per lunghi periodi.
Alcune righe tratte dai documenti scritti ritrovati: 'Ogni anno sui primi di luglio, la stanzioncina di Ganna, ch'è a mezza via fra Varese e Luino, assiste ad un festoso arrivo che si ripete altre due volte nella stagione, una vispa e stupita schiera di maschietti e di bimbette che, inquadrata da uno stato maggiore di volenterose persone, infila da lì a poco una ombrosa viottola che mena verso l'alto'.
Il 1922 è l’anno benedetto del Villaggio, un nuovo edificio si aggiunge agli esistenti, la villa dell’ampio portico, affettuosamente ideata e vigilata durante la costruzione della’ing. Italo Vandone, benefico asilo che come cantò il Bertacchi in un epigrafe alata come una strofa, Mario Pandini “dall l’alto dell’eroica sua morte al padre orbato inspirò svolgendo il dolore in amore”
L'organizzazione si arrichisce di nuovi impianti, dalla cabina trasformatrice dell’energia elettrica alla installazione della luce, dalle docce all’orto, dalla cinta in ferro spinato del parco alla stalla per le mucche, dalla lavanderia al cinematografo, e finalmente, voto lungamente sospirato, la cappella che vigili le giornate dei piccoli coloni, li dispensi dallo scendere ogni domenica a Boarezzo per l’adempimento dei doveri religiosi.
Il Villaggio poteva ora meritare tal nome, accoglieva in sé tutte le installazioni, tutte le provvidenze, tutte le risorse di una piccola città in miniatura.
Nel 1927 il Villaggio alpino si arrichì di due altre utilissime costruzioni, il munifico consigliere Gerolamo Serina, assunse interamente a suo carico le spese della costruzione di un secondo acquedotto, elevando per tal modo centomila litri la riserva di freschissima acqua nei mesi di magra delle sorgenti alpine.
Mentre Federico Johnson per onorare la memoria di Luigi Vittorio Bertarelli l’indimenticabile presidente del TCI, gli ha dedicato un bellissimo e utilissimo padiglione per l’assistenza sanitaria dei piccoli.
Il Villaggio alpino del TCI ha anche la sua scuola, che funziona egregiamente durante il periodo invernale. La colonia invernale ? Ma sicuro al Villaggio si passa di sorpresa in sorpresa e tutte belle.
Dal 1928 il Villaggio alpino apre le sue villette a un piccolo numero di fanciulli, scelti fra le famiglie più povere, e li ospita per tutta la durata dell’inverno a scopo di cura preventiva antitubercolare.
Inoltre era necessario che la colonia avesse anche il carattere di scuola, affinché i fanciulli chiamati a goderne i vantaggi da un punto di vista, diremmo così, materiale, non si vedessero poi costretti a perdere un anno di insegnamento, ma potessero, ritornando in città in seno alle loro famiglie, riprendere lo studio in condizioni di uguaglianza rispetto ai loro compagni.
Ed ecco tutta commissione al lavoro, per risolvere rapidamente le varie incognite del problema. Al riscaldamento fu provveduto con un impianto di stufe in tutti i locali che avrebbero dovuto funzionare nell’inverno, in quanto al quale provvidero alcuni dei nostri benemeriti, sempre pronti a rispondere ad ogni appello per un’opera di bene. Nelle spaziose cantine furono raccolte le provviste nella quantità richiesta da tre mesi di esercizio, perché nell’inverno il Villaggio è non di rado bloccato dalla neve, è l’unica via di accesso è allora la mulattiera, che richiede però una fatica non lieve per la battuta e non consente che piccoli trasporti.

Oggi il Villaggio stà dormendo... le ultime mie informazioni in possesso mi danno la chiusura intorno alla fine degli anni '80






























Nessun commento:

Posta un commento